Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

A Castro scoperta archeologica, rinvenuto l’altare di Minerva

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Continua a regalare sorprese gli scavi ripresi in località Capanne, in provincia di Lecce. Portato alla luce l’altare del tempio di Minerva dove si svolgevano i sacrifici alla dea

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La scoperta dell’altare sacrificale nel tempio di Minerva

A Castro, in provincia di Lecce, si è ripreso a scavare da qualche settimana, in località Capanne e i risultati del lavoro, condotti sotto l’egida della Soprintendenza e la direzione scientifica di Francesco D’Andria,  non si sono fatti attendere. È stato riportato alla luce l’altare del tempio di Minerva, dove venivano fatti i sacrifici alla dea. Una struttura in blocchi squadrati ben lavorati lunga almeno 6 metri e larga due e mezzo. Oltra a una serie di reperti legati al rituale: ossa degli animali immolati; oggetti offerti come ex voto; coppette per le libagioni. Insomma, una ricchezza di informazioni che testimoniamo della vita quotidiana nel santuario.

Non si tratta di una scoperta qualsiasi. È l’unico esemplare di altare monumentale, simile a quello dei templi greci, rinvenuto in Puglia. Per trovarne un altro simile a quello rinvenuto a Castro, bisogna spostarsi a Metaponto, città lucana oggetto di campagne di scavo sistematiche. Questo altare si distingue dagli altari tipici messapici: buche scavate nella terra dove si bruciavano e si offrivano le libagioni; perché è un altare del tipo di quelli che, in età romana, si sarebbero evoluti diventando molto più grandi dell’Ara Pacis e dell’altare di Pergamo.

Castro deriva da Castrum Minervae l’antico nome del santuario

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Una stampa antica della città di Castro

Sui bastioni del comune adriatico, si susseguono campagne di scavo dal 2000 (con il contributo dell’Amministrazione di Castro) che oltre alle fortificazioni messapiche databili al IV secolo, è stato individuato proprio il santuario di Minerva, al quale si deve il nome antico della città, Castrum Minervae. Si tratta, come viene ipotizzato, dello stesso tempio dedicato all’Atena Iliaca, l’Atena troiana, di cui fa menzione Virgilio nel III Libro dell’Eneide quando parla dell’arrivo sulle coste dell’Italia di Enea e delle sue navi.

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L’altare risale alla seconda metà del IV secolo avanti Cristo ed è contemporaneo della statua di culto della dea, rinvenuta nel 2015, preceduta qualche anno prima da una piccola statuetta in bronzo. Entrambe raffigurano l’Atena di Troia, quella che indossa l’elmo frigio, a ulteriore riprova dei collegamenti con l’eroe in fuga sbarcato, secondo il mito, proprio a Castro.

Questo nuovo rinvenimento, al quale siamo certi ne seguiranno altri, afferma il Sindaco Luigi Fersini, è solo l’ultimo in ordine di tempo che attesta lo straordinario patrimonio artistico e culturale della città di Castro. La nostra Amministrazione intende profondere tutti gli sforzi possibili affinché Castro abbia il ruolo che merita nel panorama dell’archeologia internazionale”. Il sindaco ha anche ringraziato il team di archeologi coordinati dal Dottor Amedeo Galati per il lavoro svolto nel corso degli anni.

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