Caravaggio a Milano è tornato il giorno del suo compleanno, il 29 settembre, in un’importante mostra a Palazzo Reale, fino al 28 gennaio 2018, a cura di Rossella Vodret. “Dentro Caravaggio” è il titolo dell’esposizione che, 446 anni dopo il 29 settembre 1571, rende omaggio all’artista lombardo con un evento attesissimo. Per una volta, il titolo della rassegna dice proprio quello che si vedrà in mostra: Caravaggio, solo Caravaggio, in venti opere provenienti da collezioni italiane e straniere.
Si tratta di prestiti non sempre facili da ottenere: nessun museo si priva volentieri di un Caravaggio, tra gli autori più amati dal grande pubblico. Caravaggio a Milano viene celebrato con tele dal Metropolitan Museum of Art di New York, dalla National Gallery londinese, dal Nelson-Atkins Museum di Kansas City, dal Detroit Institute of Arts e dal Wadsworth Atheneum of Art di Hartford, per citare solo i prestiti stranieri.
Una mostra per guardare dentro la tela
L’esposizione di Caravaggio a Milano è interessante soprattutto perché divulga gli ultimi studi su Michelangelo Merisi, come la conferma che l’artista sia nato proprio a Milano e proprio il 29 settembre. Sono, però, le indagini diagnostiche sui dipinti la vera scoperta. Grazie al sostegno del gruppo Bracco, si è proseguito il lavoro avviato tra il 2009 e il 2012 dalla Soprintendenza per il Polo museale romano. Raggi infrarossi, riflettografie e radiografie hanno permesso di guardare letteralmente “dentro” la tela mettendo in luce gli strati di pittura presenti, eventuali correzioni e aggiunte, tracce di disegni. L’indagine diagnostica ha dato a critici e storiografi nuovi elementi per capire come Caravaggio dipingeva i suoi quadri, ottenendo quegli effetti che lo hanno reso famoso: alcuni protagonisti in primo piano illuminati, lo sfondo scuro e buio, uno spiccato naturalismo nella rappresentazione della scena e grande forza espressiva.
In mostra, ogni opera è corredata, sul pannello retrostante, di un video e di un testo di sintesi che mostrano i dati salienti dell’indagine diagnostica. Per ciascun quadro è possibile ripercorrere la tecnica di pittura dell’artista.
Come dipingeva Caravaggio
Prima degli anni Ottanta, gli studi sulle tecniche pittoriche erano condotte con analisi microscopiche e microchimiche, condotte su piccoli prelievi di campioni dai dipinti. Fluorescenza a raggi X, radiografia e riflettografia permettono oggi di condurre analisi meno invasive sui dipinti e più approfondite.
Nella mostra di Caravaggio a Milano, anche il visitatore meno esperto di tecnica di pittura può comprendere il metodo di lavoro di Michelangelo Merisi. Caravaggio prestava la massima attenzione alla “preparazione” della tela, cioè l’impasto steso sul quadro prima di iniziare a dipingere.
L’effetto “buio” di molti dei suoi quadri si deve a una preparazione scura. Mentre era uso comune degli artisti coprire la preparazione con i diversi strati pittorici che componevano la tela, Caravaggio accentuò una tecnica chiamata “a risparmio”, dipingendo, sulla tela già scura, sono le parti che richiedevano luce e tonalità più chiare. Anche il modo di disegnare sulla tela veniva influenzato da questa tecnica: su sfondo scuro risultavano più evidenti delle incisioni, oppure delle rapide pennellate di abbozzo.
Una tecnica veloce
Il colore della preparazione preliminare era studiato con attenzione da Caravaggio: caldo o freddo, chiaro o scuro, avrebbe influenzato tutto il dipinto. Nel tempo, Caravaggio personalizzò la sua tecnica con diversi altri accorgimenti che portavano molti vantaggi: il suo modo di dipingere era veloce e, per i contemporanei come per noi, di grande effetto. Caravaggio usava modelli dal vivo; secondo i critici, lavorava in ambienti bui, illuminati dall’alto da un sottile cono di luce. Per vedere allo stesso tempo tela e modelli, probabilmente l’artista usava uno specchio.
L’insieme di queste tecniche dava come risultato una rappresentazione delle profondità inedita rispetto alle opere dei contemporanei. Lo stile di Caravaggio era destinato a essere imitato per molto tempo negli anni a venire.
Caravaggio a Milano, le opere in mostra
La mostra di Caravaggio a Milano apre con un’opera che è impossibile dimenticare: “Giuditta che taglia la testa a Oloferne”, un prestito romano, tra le più drammatiche e incisive. In rassegna però, si trovano molti altri esempi da osservare con attenzione, come alcune tele realizzate con sfondo su preparazione più chiara, come “Buona Ventura” e alcune opere giovanili.
Molto conosciuti sono “Ragazzo morso da un ramarro”, il “Sacrificio di Isacco” dagli Uffizi di Firenze, la “Salomè con la testa del Battista” dalla National Gallery di Londra. Da vedere però anche le intense immagini di santi come “San Girolamo penitente”, una concessione del Museo de Montserrat di Barcellona e due versioni “San Giovanni Battista” della romana Galleria Corsini e dal Nelson-Atkins Museum of Arts di Kansas City.
Se il ricordo di Caravaggio è associato solo a immagini crude, il consiglio è di osservare anche la “Sacra Famiglia con San Giovannino”, prestito newyorkese, “Marta e Maria Maddalena”, da Detroit.
Tra le opere in mostra, il “Martirio di Sant’Orsola”, particolare perché opera tarda, esempio di un equilibrio ancora cambiato tra ombre e luce, sarà visibile solo fino al 29 novembre. La tela, infatti, una proprietà della collezione Intesa San Paolo, sarà visibile in un’altra mostra sempre a Milano: si intitola “L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri. Napoli, Genova e Milano a confronto” e si terrà dal 30 novembre all’8 aprile 2018, nelle gallerie di Piazza Scala.
Info: www.palazzorealemilano.it