Venerdì 27 Dicembre 2024 - Anno XXII

Francia: 14 luglio allonsanfandelapatrì… Viva i Gabachos…

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Oggi è la Festa nazionale della Francia. A Parigi parate e incontri. Il 14 luglio 1789, durante la prima Rivoluzione francese, dopo la presa della Bastiglia, molti cominciarono a perdere la testa…

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La presa della Bastiglia in una stampa dell’epoca

Importante partire con una doppia premessa, nel senso che devo chiarire due vicende, prima di scrivere del 14 luglio e in Francia.
1) Scrivo ‘a braccio’ (più corretto dire ‘alla rinfusa’) imperocchè è tantissimo tutto quello che mi viene in mente a proposito della Francia e dei Francesi, festeggianti il 14 Juillet alias la presa della Bastille e tutto quel rebellotto che seguì, detto anche Revoluion, per la joie e i successi professionali di Monsieur Guillotin. E – breve inciso – a proposito del pio marchingegno da lui inventato, sarebbe poi così cattivaccio depositare, ma solo per qualche minuto, sulla lama inferiore della ghigliottina (beninteso senza far scendere quella superiore) la testa dei boss delle tante banche oggidì chiacchierate, non prestanti danèe a chi ne aveva bisogno, bensì donandoli ad libitum ad amici, amici di amici e compagnucci di partito??? Mah! Che bello, Monsieur Guillotin en tournèe, ad Arezzo, a Vicenza…

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Rivoluzione francese, la ghigliottina lavorò parecchio

2) Non “ce l’ho su” con i Francesi epperò temo, nelle righe che seguono, di lodarli forse oltremisura (ma fors’anche se lo meritano), il tutto per precisare che la Storia e la cultura della Republique saranno, sì, ragguardevoli, ma ad ogni buon conto non me la sento proprio di sacrificare un centimetro, che sia uno, della mia aficiòn per la mì querida España (ed è arcinoto quanto soffrono ispanici e filoispanici a parlare, se non bene, quantomeno equamente dei Gabachos, così sono detti i Francesi nella Spagna Pirenaica).

Francia e la Marseillaise

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Reggia di Versailles e i giardini

Intanto informo che so cantare tutta la Marseillaise, non perché me l’abbia insegnata la parigina zia Paulette (e a proposito di familiari dal nome gallico, ciao, mio amato Jean Paul, guardo in cielo e vedo che ci vedi). Canto l’inno caro al GeneralDe Gaulle grazie all’importante dettaglio che in occasione del Quatorze Juillet noi vitelloni novaresi ci trasferivamo sulla Cotdàsur a (tentare di) scopare, col risultato che salvo rari, e a volte incompleti, successi si tornava a casa ben informati su parole e musica della, appunto, Marseillaise. E da bravo bastian contraio avevo pure imparato quel meraviglioso canto che è Ça Ira quello che (altro che quelli del Pd) i padroni del vapore, on les pendra, à la lanterne. E beninteso si conosceva par coeur, a memoria, aussi la melodica Douce France (ammirandone l’autore Charles Trenet, ancorchè, se ben ricordo, non fosse così macho come l’Alain, nel senso di Delon, ma anche quel Yves Montand che poi era maremmano… lui si che sapere dare una bella sistemata alla Simone Signoret…).

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Francia e Costa Azzurra

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Costa Azzurra, il promontorio di Cap Ferrat

Sto parlando dei miei 14 Luglio sulla mitica Cote d’Azur, ma ne ho trascorsi altri anche nel resto dell’Hexagone (per parafrasare il loro Paese gli Italiani usano le calzature, lo Stivale, i Francesi la geometria, mah). Tanto, nella notte della loro Festa Nazionale i Francesi ballano (fino all’alba) da tutte le parti. Perché, anche (se non soprattutto, loro, i Francesi) sono oberati da quelle tragiche non meno un filino illiberali leggi inventate e imposte dal corso Napoleone, ma, almeno in Francia c’è qualcuno che, vabbè solo ogni tanto, le leggi le interpreta. Mentre, ve lo immaginate, voi, lasciar ballare tutta notte il popolo italiano, e per di più in strada? Suvvia… (eppoi al buio è più facile commettere atti impuri. E a tale proposito, non senza precisare che pure la Francia ha avuto nell’800 un forte presenza bacchettona conservatrice del clero, quantomeno oltralpe il verbo baiser non è mai stato così demonizzato. A tal punto che per vedere un (bel) paio di tette nude i machos italici (mi contavano il mio babbo e mio zio, loro tra i primi partenti) zompavano su treni speciali dell’Ond (il dopolavoro fasìsta) diretti a Parigi, anzi agli strip teases (ohei, secondo alcuni pure integrali, e si parla di fine anni ’20…!) della Venere Nera alias Josephine Baker.
Perché, oltre al fatto che, modestemàn, a mio modesto parere la Citroen è molto più valida della Fiat (fosse solo perché non juventina) la France è sempre stata purcaciuna il giusto, vai a sapere il perché. O più probabilmente, nato in un vero ‘Stato nazionale’ sorto secoli e secoli fa – appetto a quello, quasi imberbe, italico, quindi soltanto ‘romantico’ – il pensiero laico, da cui la borghesia della citata Rivoluzione, fece aggio sul clericalpensiero basato sul mica tanto allegro “ricordati che devi morire”, da cui si evince che dalle nostre parti – non parliamo poi a Roma – le Folies Bergères ce le possiamo sognare).

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Francia e formaggi

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Formaggi franceso

Dopodiché datosi che “La bocca non è stracca se non sa un po’ di vacca…” vai coi fromages francesì, così tanti, lamentava mon gèneral De Gaulle, da far pensare che, con tutti quei latticini in giro, un Paese non può che rivelarsi ingovernabile. E sul formaggio ci vorrebbe un bel rouge (che bella ciocca tirai su in Borgogna alle nozze del Gianluca, mè amìs romano, con una bella jeune fille locale, uno dei non rari esempi di unioni tra europei e quasi nordafricani…). Ma ça va sans dire mica posso oublier lo Champagne, ed eccomi (ahimè, come in Casablanca, “è trascorso tanto tempo”) organizzare e beninteso accompagnare un gruppo di Sommeliers italici a Reims. Laddove la notte precedente il ritorno, verso le 23,30 un cameriere bussò alla porta della mia camera nella quale (commentando con un laconico “Monsieur Krug vorrebbe porle quest’ultimo saluto”) introdusse una bella bottiglia, nel doveroso ghiaccio e con flute fianco al secchiello. E vai!
Aaaaahhh a Parigi, non date retta ai soliti pirla non meno che snob: continuate pure ad andare a mangiare alla Coupole e al Pied de Cochon (e se vi avanzano un po’ di danèe andate pure alla Tour d’Argent, cara al più bravo, e serio, e soprattutto onesto, dei critici mangerecci, e mi riferisco a Massimo Alberini). I posti veri con, dicunt in Hispania, casta, non ti fregano mai …. Vive le 14 Juillet (Dis donc, e ci aggiungo pure un Parbleu…).

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