Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Parco San Bartolo meta di uccelli migratori

Parco San Bartolo

Il promontorio del Parco San Bartolo segna un tratto di discontinuità nella linea costiera tra Marche ed Emilia Romagna. La rete di sentieri, ben segnalata, è di circa 19 km. Il parco è un punto di osservazione degli uccelli migratori, in particolare di rapaci.

Parco San Bartolo sentieri
Sentieri nel Parco San Bartolo

Il Parco San Bartolo è il promontorio che si affaccia sul mare Adriatico tra Pesaro e Gabicce, mentre alle sue spalle ha Gradara. Sulla parte litoranea la costa cade a mare, mentre verso l’entroterra il declino è più dolce. La falesia tra Pesaro e Gabicce è idrogeologicamente molto fragile, per due motivi, il primo per sua stessa composizione, il secondo per l’erosione del mare. Il promontorio segna un tratto di discontinuità nella linea costiera tra Marche ed Emilia Romagna. Il Parco, pur non essendo molto ampio, offre varie possibilità di fruizione, naturalistica, storica, balneare, tante attività da svolgere. Una rete di sentieri attraversa il territorio, si passa velocemente da un paesaggio marino a quello rurale. Grazie alla buona segnaletica e supportati da una cartina, si possono combinare agevolmente più sentieri. Il tracciato che percorrere il territorio del Parco per la sua lunghezza è di circa 19 km, inoltre è l’unico impegnativo.

Parco San Bartolo punto di osservazione

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Durante la primavera il Parco San Bartolo è affollato, overbooking. Il promontorio è uno dei luoghi di passaggio degli uccelli migratori e in particolare di rapaci. 46 sono le specie di rapaci europee, di cui 24 sono migratrici, 12 quelle che si spostano di brevi tratti, da nord a sud. La conformazione del promontorio, con le sue tagliate falesie sul mare, crea correnti di aria che favoriscono il volo verso Nord. Dato l’alto numero di volatili che transitano, San Bartolo è diventato un punto di osservazione e studio. Dal 1998 al 2014 sono state registrate 26 specie di rapaci, inclusa qualche presenza di aquila minore, specie rare come il capovaccaio, l’albanella pallida, il falco della regina e il grillaio, nonché altri razze come gru e cicogne. Per la realizzazione del progetto Migrazione Rapaci, nato dalla collaborazione tra l’Ente Parco e l’Università di Urbino, sono state impiegate 8.968 ore di osservazione e registrati 44.210 uccelli.

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Castelli e siti archeologici 

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L’area del Parco include anche alcuni castelli come Firenzuola di Focara, Casteldimezzo, Santa Marina Alta e Gabicce monte, e siti archeologici come Colombarone. Anticamente la zona veniva indicata come le terre di Focara, per l’uso di accendere fuochi durante la notte, erano un punto di riferimento per i naviganti o per la presenza di fornaci (fugher o fugher in dialetto romagnolo). Di Santa Marina Alta si hanno poche notizie storiche, forse fu un porto importante nel IV secolo a.C., forse andato in declino l’erosione della falesia e lo sviluppo del porto di Vallugola. Procedendo verso nord, si incontra Firenzuola di Focara.
Firenzuola, insieme a Casteldimezzo, Gradara e Grandola costituivano la linea difensiva tra Chiesa Ravennate e Chiesa Pesarese, edificati tra il X e XIII secolo. Quelle correnti di aria tanto amate dai rapaci migratori erano piuttosto invise agli antichi naviganti; Dante Alighieri, nell’Inferno cita Focara per il suo vento.

Fossili nel Museo Paleontologico “L. Sorbini”

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Dentro le mura di Firenzuola, nel Palazzo Comunale è allestito il piccolo Museo Paleontologico “L. Sorbini” che conserva una testimonianza importante. Circa 5/6 milioni di anni fa il Mediterraneo si chiuse per diventare una grande lago, i pesci dovettero escogitare nuovi risposte alla mutato habitat, ad esempio la maggiore densità dell’acqua imponeva galleggiamento diverso. Per il piccolo Aphanius crassicaudus non fu questione da poco. Come dimostrano i fossili ritrovati e esposti nel Museo, la soluzione fu quella di aumentare il suo peso, sviluppando una doppia spina dorsale che lo appesantì quanto necessario.
Casteldimezzo era il presidio posto sul porto di Vallugola, che controllava a vista con una rocca, crollata per l’erosione della falesia. Nella Chiesa di San Cristoforo e Sant’Apollinare si conserva un crocifisso ligneo del 1500 dalla vicissitudini tormentate e benedette, giunse naufrago e acquisì fama di miracoloso, per aver salvato gli abitanti dalla devastazione nella notte del 6 maggio 1517.

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La misteriosa città romana di Valbruna

Parco San Bartolo Spiaggia-Firenzuola
La spiaggia di Firenzuola

Le località balneari all’interno del Parco San Bartolo sono due. La spiaggia libera sottostante il borgo di Firenzuola, raggiungibile con una passeggiata breve e ripida, nel periodo estivo è collegata da servizio navetta. Molto meno naturalistica è Vallugola con il suo porticciolo e il mistero di Valbruna. Un promontorio forte per la sua posizione, ma fragile. Frane ed erosione hanno cancellato molte tracce e acceso ipotesi. Di certo l’alto numero di reperti trovati fa pensare a un territorio abitato e in contatto con la Grecia, quindi si può presumere che a Santa Marina fosse presente un porto, che si spostò a Vallugola in epoca romana e che fu ben funzionante fino al 1614, quando fu messo in disparte dal nuovo porto pesarese, ma a tutt’oggi attivo per piccole imbarcazioni. C’è chi pensa che nei fondali prospicienti la linea di mare si trovi la misteriosa città romana di Valbruna. Ipotesi che rende ancora più accattivante la passeggiata tra la falesia e le onde dal porticciolo a Gabicce Mare.
Da Vallugola partiva la strada di collegamento alla Flaminia e proprio sull’incrocio con la consolare, in località Colombarone, è stata rinvenuta una villa romana del III/ VI secolo dopo Cristo che fu poi adibita a chiesa a paleocristiana.

Informazioni e contatti: Parco San Bartolo www.parcosanbartolo.it/index.php

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