Domenica 22 Dicembre 2024 - Anno XXII

Tunisia: il Festival del Sahara di Douz

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A Douz, dove comincia il deserto, per assistere a un evento folkloristico internazionale. La 49ma edizione del Festival del Sahara. Una Kermesse dove protagonisti sono l’uomo e il cavallo purosangue di razza araba.

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Nella precedente puntata oltre ad aver abbozzato una mini-storia della Tunisia, e trattato argomenti più ‘prosaici’ (scadendo financo alla descrizione del Brik à l’Oeuf, l’uovo fritto in un deliziosa pastella), ho ritenuto doveroso fornire anche alcuni dati sulla geografia del Paese. Ma veniamo al Sahara. Si arriva a Douz, alloggiando al Sahara Douz, un buon hotel 4*, camere ok, nella hall colonne un filino troppo egizie (tipo XIV dinastia, piaceranno comunque assai ai turisti russi), piscina coperta e un bel parco. L’ideale, pertanto, per una sosta del viaggiatore che desidera approfondire la conoscenza della Tunisia, estesa… al Sahara (e ‘lo dice’ il nome stesso dell’hotel). C’è infatti chi non si accontenta di sguazzare in qualche località marina (dalla quale, comunque – modesto consiglio – vorrà fare un salto a El Djem ad ammirare quel Colosseo che da una vita non mi stanco di lodare).

Al Festival di Douz: cavalieri da Algeria, Libia, Egitto, Giordania

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Il Festival del Sahara ha, dettaglio importante, una sua storia. Non si tratta della solita manifestazione inventata da poco per promuovere turisticamente una località o un territorio. Mi sono recato alla 49ma edizione di questo evento folkloristico che pertanto, tenuto conto di qualche mancata effettuazione nel tempo, può essere fatto risalire alla prima metà del secolo scorso. E beninteso si parla di una Kermesse internazionale, molto importante se si tiene conto delle distanze su cui si estende il mitico Sahara. Al Festival hanno infatti partecipato, oltre beninteso alla Tunisia, e alla presenza di cavalieri del Belgio, l’Algeria, la (poco distante) Libia, l’Egitto e la Giordania.

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Douz Festival-del-Sahara-acrobazie-a-cavalloPer uno show che, ça va sans dire, ha visto, come grande interprete, quel cavallo arabo che da secoli meraviglia il mondo (e nella versione ‘purosangue’ costituisce un sogno per ogni amante dell’equitazione). Su una sorta di retta d’arrivo di un ippodromo come palcoscenico (beninteso son riuscito a infiltrarmi nel parterre dei protagonisti, nel gergo delle Sei Giorni, detto Zeriba, nome arabo?) si è assistito a esibizioni di ogni genere (sfilate, corse, parate, caroselli, ardimento e bravura) protagonisti veri e propri maestri di equitazione e i citati cavalli, un tutt’uno tra uomo e animale. Eppoi, spettacolo a parte, i finimenti, i costumi, le decorazioni, gualdrappe e casacche, un’orgia di colori. Che bello! Nel centro di Douz l’animazione tipica delle fiere e delle sagre paesane, manifestazione e folklore.

Festival del Sahara: attrazione turistica internazionale

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Il Festival del Sahara ha costituito quella che gli Yankees chiamano la Highlight, la grande attrazione della gita in Tunisia. I confini della nostra gita (oltre, ovviamente, a Tunisi) ha riguardato altre località del Paese. Oltre a un imprevisto (lunghi tempi di ‘recupero’ di una macchina fotografica non dichiarata alla dogana: turisti, dichiarate pertanto fotocamere di un certo pregio, beninteso non i telefonini fotografanti e le macchinette della mutua…) quindi improvvisato sightseeing tour (al lunch, solito, gradito Brik à l’Oeuf, evviva) alla canonica non meno che “turistica” Sidi Bou Said, sono stati compiuti interessanti stop nella a me cara El Djem (il già lodatissimo Colosseo) e a Sousse (sosta gastronomica nel restaurant più à la page del raffinato Port de Plaisance, quasi quasi sembra quello di Cannes…).

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Tozeur

E si è stati anche a Tozeur (ok l’hotel Ras El Ain), con tanto di conferenza stampa con la ministra del Turismo tunisino e rituale shopping di datteri (che, aggiunti a quelli gentilmente omaggiati fanno ascendere a qualche milione le calorie trasportate a domicilio). E in avvicinamento a Tozeur che bello (intrigante sosta quanto mai fotografica) quell’accecante, argenteo minideserto salato di Chott el Jerid.
Ma tra le varie località ammirate durante la gita, dedicherei un filino di importanza a Ksar Ghilane un’oasi “in riva” al deserto, laddove si è dormito nella sciccosa tendopoli Diar. E mentre i compagni di gita imitavano i meharisti di Douz cavalcando la paciosa (mica vero, sono incazzosissimi) Nave del Deserto, ho fatto in tempo a visitare il “Residence” (la sposa del padrone è italiana): un posto, in cui pernottare, che, per capirci, definirei “tipico” e ok per il viaggiatore alla ricerca di qualcosa di vero.

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