In prossimità della Pasqua, al termine della Quaresima, in Puglia esplode una fede incontenibile. Suggestioni, tradizioni, fede con processioni dei Misteri, con bande al suono di marce funebri. Spettacoli, folklore, misticismo, fanatismo e qualche dose di feticismo. Il mistero dei volti incappucciati, dei suoni, dei lamenti e dei canti religiosi, avvolge le bianche cattedrali romaniche, le strette viuzze lastricate, le torri e le fortificazioni, che si schiudono alla vista del turista, attento ad osservare e ad ascoltare i suoni, i rumori, i racconti che le pietre, nel loro dialetto, sussurrano. Sono corollari di un popolo che ha costruito il suo passato ed è orgoglioso di riviverlo e farlo rivivere. Lunghe ed interminabili processioni che si snodano nel corso della Settimana santa fino a quelle che si svolgono tra il giorno e la notte precedente la Pasqua; lunghi ed interminabili caroselli di confraternite che danno vita alle loro manifestazioni indossando cappucci bianchi, scalzi, attraversano le vie cittadine.
Rappresentazione della Passione di Cristo
Una delle più storiche rappresentazioni sceniche della Passione o nei giorni della mestizia e della tristezza in attesa della resurrezione di Cristo sono i Perduni di Taranto. Con la caratteristica camminata caracollante, girano come fantasmi per la citt6à a due a due, pregando, inchinandosi gli uni gli altri se s’incontrano, entrando e uscendo dalle chiese, inginocchiandosi.
Più o meno simile è la processione de i Cruciferi di Noicattaro che scalzi, con le catene ai piedi, trascinano una pesantissima croce di chiesa in chiesa. Nel contesto di celebrazioni sacre vanno incluse le passioni viventi, vere opere teatrali, tratte dalle ultime ore della vita di Cristo, che si svolgono la domenica delle Palme, in scenari naturali quali le gravine di Ginosa, in provincia di Taranto e di Gravina in Puglia, in provincia di Bari. Oppure la Passione Vivente di Alberobello, in programma il Venerdì Santo, con oltre duecento figuranti in “scena” tra gli uliveti e nel centro storico del paese. Altro evento carico di emotività si svolge a San Marco in Lamis (Foggia). La processione dell’Addolorata è accompagnata dalla famose ‘fracchie’, torce gigantesche fatte da un grande tronco inzeppato da quintali di pezzi di legname, che bruciano lungo il percorso, trascinate di peso, su ruote e con catene di ferro.
Processioni dalla potenza tenebrosa
La processione della Desolata a Canosa, in provincia di Bari, è uno spettacolo di tenebrosa potenza, lugubre con le centinaia di donne tutte coperte di nero, compreso il viso velato, che seguono la statua della Madonna Addolorata. Il “Cristo rosso” di Cerignola, le cui tradizioni rivoluzionarie sembrano incarnarsi anche in questi riti sacri; o gli incatenati di Troia; o gli incontri sull’uscio della chiesa tra la Madre e il Figlio, cioè la statua della Madonna in cerca del Figlio catturato e quella di Gesù che la saluta per l’ultima volta: le due statue vengono portate a spalle e fatte inchinare. Nel bel mezzo della Puglia sacra è facile imbattersi nella processione della Sacra Spina di Andria, sulla quale vige una specie di leggenda mista a fede. La Sacra Spina mostra delle modificazioni negli anni in cui l’Annunciazione (25 marzo) coincide con il Venerdì Santo. I fenomeni osservati vanno dalla liquefazione in gocce di sangue vivo delle diciassette macchie violacee presenti sulla spina, fino a una vera e propria fioritura di gemme, come verificatosi nel 1842.
Di interesse sono, anche, le processioni in alcuni centri del barese: degli Otto Santi (Ruvo di Puglia), della Pietà (Molfetta). Alcune ore prima dell’alba del Giovedì Santo tutta la città di Ruvo è pronta per la notte più lunga dell’anno: la notte in cui esce la processione degli “Otto Santi”. Dopo la Purificazione Addolorata, è la volta della Confraternita di San Rocco a portare in processione un gruppo scultoreo in cartapesta raffigurante il trasporto di Cristo al Sepolcro, popolarmente chiamato degli “Otto Santi” in quanto appunto otto sono le immagini che lo compongono. A Ruvo, per esempio, ma anche a Grottaglie, in provincia di Taranto, è caratteristico assistere allo scoppio delle Quarantane, il fantoccio della moglie di Carnevale appeso sulle strade, che si fa esplodere per indicare la fine della Quaresima e l’inizio della festa di Resurrezione. Molfetta, fra le tante processioni dette dei Misteri, che si alternano e s’intersecano la notte del Venerdì Santo, prevale lo spettacolo della musica: decine di bande suonano marce funebri scritte apposta per la circostanza da antichi e meno antichi maestri compositori. Questa, in sintesi, la Puglia sacra da conoscere, da apprezzare; magari domestica, perché tutti gli eventi descritti nascono e partono dai cuori personali delle famiglie; dalle loro fedi, dalle loro credenze, dai loro racconti, dal loro tramandare, di generazione in generazione, la genuinità della loro religiosità.
Pasqua in Puglia: tradizioni goderecce
Ma la Puglia campione di riti è anche quella godereccia che si cimenta e si sbizzarrisce, sempre in questo periodo, con piatti dai e per palati raffinati. Soprattutto i dolci che si preparano nei giorni della Settimana Santa sono veramente infiniti. A parte l’agnello tradizionale e le uova, cucinati unitamente alle verdure selvatiche o di stagione, i piatti tradizionali rispecchiano in modo particolare il carattere dei suoi abitanti. Trattandosi di una regione povera, la “genialità” dei suoi abitanti si è manifestata nell’uso che si poteva fare dei prodotti che terra e mare offrivano. Grano, pasta, olive, vite, erbe aromatiche, pomodori, pesce e frutti di mare, mandorle, combinati spesso fra loro, hanno dato origine ai caratteristici piatti che arricchiscono la gastronomia nel periodo della Pasqua. Si tratta di cibi che nella maggioranza dei casi rivestono un forte valore metaforico e che richiamano nella forma o nella composizione un elemento importante dell’immaginario simbolico.
Cibo e musica: dai cavatelli al vincotto al Canto all’uovo
Nel Salento si fanno i “cavatelli al vincotto” dove il color rosso mattone della pasta fatta in casa lavorata con vincotto bollente rievoca il sangue di Cristo che gronda dalla croce, piatto che si consuma per devozione.
Nel barese, a Molfetta, i piatti tradizionali sono a base di pesce insieme alla focaccia farcita “u’ calzòene” a base di cipolla e merluzzo oppure “u pizzaridd” panino farcito di tonno, capperi e olio extravergine di oliva mentre sul Gargano, “la paposcia” di Vico del Gargano e le orecchiette con le noci insieme all’insalata di arance, sono i protagonisti della tavola garganica. E’ rinomata la visita a uno degli antichi forni di Fasano, per assistere dal vivo alla preparazione della tipica fecazzachiàne, la focaccia di Pasqua preparata con le cipolle più giovani e dolci. O ancora, sempre all’insegna della Puglia più vera, gli ospiti di Borgo Egnazia potranno partecipare al Canto all’uovo, la tradizionale serenata del Sabato Santo per le strade di Fasano, durante la quale si raccolgono le uova con cui preparare la frittata fasanese.
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