Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Ponza, l’isola che c’è!

Ponza San-Silverio

Il colore di Ponza, la maggiore delle isole Ponziane posta davanti al Golfo di Gaeta, è l’indaco, simbolo della spiritualità. Isola dal verde lussureggiante. Pareti rocciose rigate da sentieri paralleli accompagnano filari di viti. Atmosfere senza tempo.

Ponza isola
Veduta di Ponza con il suo porto

E’ l’indaco il colore di Ponza. L’indaco delle sue albe già piene di luce e di suoni. Delle sue acque che si offrono come specchio a gabbiani e creature marine. L’indaco nelle tessere dei suoi mosaici architettonici e dei colori delle sue porcellane. Io vado in cerca di un archetipo capace di trasportarmi oltre il presente e ritrovo i segni del mito nelle tracce lasciate da fauni, ondine, naviganti ed eroi. Non è difficile riconoscerli ed incontrarli nascosti tra gli anfratti e le grotte scavate nel tufo, in cui il mare murmoriglia con il solito sciabordio di flutti. Sono visi solcati dalla salsedine, con occhi profondi più del Tirreno e sorrisi misteriosi come i segreti arboricoli che custodiscono.

 A spasso nel silenzio della la natura

Ponza e la sua natura
Natura e vegetazione

Questa terra è capace di offrire un verde lussureggiante tra le crepe e le screpolature dell’aridità: viti vigorose, basse ma tenaci, si arrampicano alla paleria in legno che le sostiene in filari aggrappati ai terrapieni, che conformano i fianchi dell’isola in balze, rientranze, un scalare a salire di terrazzamenti e piane ordinate. Una tale perizia da rendere l’agricoltura un’arte ed una risorsa preziosa da tramandare di generazione in generazione, appresa dagli avi e conservata tra le memorie più importanti e vitali.
La mattina mi alzo presto ed esco. Il sole ancora immerso tra le alghe e le onde placide, il paese cullato nella conca del porto… e salgo. I dislivelli per un polpaccio montanaro come il mio sono un’inezia e portano subito in alto. Si passa tra la macchia di vegetazione che mi riesce difficile definire “mediterranea”, così diversa e caratteristica da appartenere ad una territorialità, questa, che la rende unica. Lentisco, fichi d’india, ginestre, erica arborea, euforbia, finocchietto selvatico, qualche leccio: a strapiombo sul mare è un fitto cuscino di cespugli densi, di verdi, rossi, giallo, spine… tutti amalgamati grazie alle tinte ocra e morbide della pietra arenaria e dalla porosità del tufo, che ingentilisce gli spigoli e modella speroni e strapiombi.
Nessuna specie pare voglia prevalere sull’altra, nessuna chioma vuole togliere luce e risorse alla vicina; il sottosuolo si copre così di diverse specie di fiori che aggiungono dolcezza e mistero al paesaggio già di per se sospeso tra l’onirico e l’irreale.

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Atmosfera senza tempo tra pareti rocciose 

Ponza Le antiche mulattiere
Le mulattiere

L’atmosfera è quella “d’attesa” del senza tempo. A Ponza ogni cosa pare possa accadere e ogni incontro possibile, fuori dalla logica e dalle aspettative. Le pareti rocciose sono rigate orizzontalmente da sentieri paralleli, che accompagnano i filari di viti e ne rendono possibile la cura e l’irrigazione.
Le mulattiere ribadiscono l’operosità dell’uomo e la forza dei suoi muscoli antichi per incastrare, pietra dopo pietra, lastricati e muretti a secco che richiamano la romanità e le sue conquiste.
Non passano macchine e non si sentono motori, solo qualche raglio e canto di gallo. Volano un’infinità di specie di uccelli e non c’è mattina che il mio passaggio non disturbi il risveglio di qualche femmina di fagiano, che scappa spaventandomi, alzandosi in volo all’improvviso da dietro una ginestra o un cespuglio di ginepro.

La magia della maga Circe

Ponza chiaia-di-luna
Ponza, la spiaggia Chiaia di Luna

Circe mi appare sotto vesti animalesche, ammaliandomi nelle sembianze di lepre, capra selvatica, grande farfalla, falco pellegrino od orchidea. La sua magia mi fa annullare completamente il cervello e io resto tutta occhi e sensi. Mi ammalia di colori, odori e ricordi che non sono i miei, ma mi raggiungono da molto molto lontano, quando qui era ancora Giove tonante a lanciare fulmini ed Eolo a fare approdare casualmente navi ed eroi a questa baia. Incontro vignaioli e asini intenti nel lavoro dei campi e confondere passato e presente è ancora più facile: tutto è rimasto immutato e la natura non permette modernità di sorta e agevolazioni alla fatica della conquista agricola.

Attraverso i sapori scoprire le diverse “anime”

Ponza, l’isola che c’è!
I vigneti

Sempre a Ponza il vino si chiama vino (ho provato ad informarmi mentre viaggiavo seduta vicino ad un anziano dell’isola sull’autobus che ne attraversava il centro… Mi è sempre interessato conoscere il nome delle tipicità e delle caratteristiche territoriali, ma la mia “deviazione professionale di curiosa forestale” è stata subito spiazzata dalla saggezza popolare… “Scusi, buon uomo, come si chiama il vino qui?”… “Vino!”… Ovvio… Cosa chiedo a fare?!, il pane è rustico come le mani che da secoli lo impastano, grezzo e fragrante, racchiude un sapore che si esalta nell’untuosità dell’olio denso e profumato e si inzuppa di ogni bendiddio ti si presenti nel piatto.
La cortesia ha il sapore forte e corposo del caffè ed il silenzio circonda ogni attimo che si desideri fare solo nostro. Anche nella frenesia del porto, nel vociare delle stradine strette, nelle urla gioiose dei bambini che si tuffano dagli scogli, o nel colore dal dialetto laziale che si insaporisce del campano (o viceversa), è comunque sempre possibile riuscire a trovare una dimensione tutta tua, dove bearsi di questo mondo senza venire disturbati da niente, partecipe ma altrove… Incantata ma presente, in pace con, e grazie all’armonia di questo luogo, così immenso e a misura d’uomo allo stesso tempo.

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Ponza bella e affascinante anche d’inverno

Ponza, l’isola che c’è!

Penso che vorrei trasferirmi qui… e per non farmi travolgere da questo desiderio provo a trovare dell’isola tutte le negatività… Riesco a ripensare solo alle sue albe indaco, la dolcezza delle sue colline, lo splendore raro della sua vegetazione, la poesia dei suoi flutti ed il mistero dei suoi fari, la bellezza fiera delle scogliere e l’incanto della luna che le accarezza impalpabile, la ricchezza del suo passato ed il fascino nei sorrisi dei suoi abitanti… Magari qui riuscirei persino ad innamorarmi!
Non mi spaventa la desolazione che l’eremitaggio invernale potrebbe stendere come un sipario, dopo che la grande e sfarzosa rappresentazione dell’estate è andata in scena, anzi: secondo me, forse, Ponza d’inverno diventa ancora più bella ed affascinante. Forse è proprio d’inverno che miti ed eroi tornano a popolarla, che fauni e ninfe escono dai loro nascondigli tra le rocce, le ondine si siedono sugli scogli a pettinarsi le alghe tra i capelli e respirare solitudine fresca e beata, i tritoni controllano le loro spiagge lasciate finalmente silenziose dalle masse turistiche e le creature marine si rimpossessano di grotte e spelonche. Solo il vignaiolo con il suo ciuchino continua la risalita lungo la mulattiera che lo porta ai filari di vite: ci sono cose che non conoscono stagione ed epoca e devono essere sempre coltivate ed accudite… come i sogni!
p.s. L’altra sera ho visto una stella cadere sopra Chiaia di Luna!

Info: www.isolaponza.com

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