Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

L’isola di Tinos, le Cicladi, la Grecia

Tinos

Se non si è un pellegrino, evitare di visitare Tinos il 14 agosto, festa della madonna con pellegrinaggio al Santuario della Vergine. Quest’isola greca è stata sotto il controllo della Serenissima Repubblica di Venezia dal 1390 al 1715

L'icona della Vergine di Tinos
L’icona della Vergine di Tinos

Tinos fino a prima dell’incontro milanese di maggio mi stava sulle balle. Niente di personale, ci mancherebbe, ma, qualche anno-luce fa, durante un paio di gite in Grecia mi trovai nel kaos (proprio) ‘per colpa di Tinos’. E mi spiego.
Ero al Pireo, in ambo le vicende il 14 agosto, e mediante i soliti, meravigliosi non meno che incasinatissimi traghetti in partenza d’estate da quel porto, dovevo andare a Mykonos (o forse in qualche altra isola delle Cicladi, ma poco importa). Invece niente. Traffico bloccato (e se poco religiosamente commento ‘colpa della madonna’ non sono nel torto, vedi avanti), gran casino, in tanti restammo a terra (vabbè, al Pireo c’erano pur sempre i casini nella via Nodarà, ed io ero pur sempre giovane e voglioso, ma il turismo è turismo … e la mia vocazione è sempre andata ben oltre gli ancorché piacevoli amori carnali …).
Kaos nel traffico marittimo, dicevo, ma perché, mi domandavo? E negli intervalli tra le visite nelle sullodate case di piacere scoprii finalmente l’arcano. Tutti a terra, salvo i credenti (e visto il mio professo agnosticismo capii che quel giorno non mi sarei mai imbarcato). Laddove per credenti si intendevano quelli diretti in pellegrinaggio alla (a me non meglio nota, ne so già poco, e per sommi capi, di quella di Loreto …) “madonna di Tinos”. Ma quanti erano i romei imbarcati su tanti natanti (in assenza di una miracolosa autorizzazione permettente di camminare sull’acqua) e aventi per meta il santuario ospitante la Vergine! Da cui la mia scoperta che per molti greci il pellegrinaggio a Tinos, il 15 agosto (ma –almeno per quanto mi concerneva- mica potevano scegliere altra data di più bassa stagione? proprio a Ferragosto?) costituisce  –direbbero gli Yankees- un Must, obbligo.

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Tinos isola veneziana della Grecia

Tinos, Lichnaftia,
Tinos, Lichnaftia,

Sono passati (tanti) anni, è un po’ che non vado in Grecia in agosto (viste le esperienze di cui sopra, e oltretutto, ormai alla mia età, di dover finire al casino per motivi religiosi non me la sentirei proprio più). E quindi avevo dimenticato Tinos.
Se non che, dal Turismo greco a Milano m’arriva l’invito a un meeting per scribi turistici motivato dalla presentazione di un’isola, Tinos. E a ‘sto punto se proprio non mi sono ritrovato rincoglionito come il don Abbondio (fino a manzonianamente chiedermi “Chi era ‘sto Tinos?”) quantomeno ho impiegato qualche attimo per sapere di più. Nel senso che dopo essermi vagamente ricordato delle due ferragostane vicende di cui sopra, mi sono fiondato a leggere Wikipedia e lì ho imparato tante belle cose (che, ne ero ben certo, mi sarebbero state ribadite anche al meeting, e invece –un onesto cronista mica può nasconder ciò che pensa, sennò cambi mestiere- niente). Ho ad esempio imparato –oltre beninteso alla già ben nota vicenda della madonna- che Tinos fu a lungo una “isola veneziana” (quegli amati baloss della a me cara Serenissima Repubblica si tennero Tinos dal 1390 al 1715, feudataria la famiglia Ghisi) ed è forse per la lunga presenza del Leon di San Marco che i cattolici sono stranamente più numerosi (60/40) degli ortodossi. E c’è poi la (mica bella) storia di un sommergibile italiano (già in guerra) che il 15 agosto (e ci ri-siamo con ‘sta data) 1940, appunto nella baia di Tinos, silurò un cacciatorpediniere della Marina greca (che in guerra non era ancora).
Ma se si parla di ‘pòlemos’, che in greco antico significava guerra, nel senso di quella tra Italia e Grecia, meglio sorvolare, fosse solo perché ci sarà pur un limite alla coglioneria … (l’Italia era fascista, il regime ellenico di Eleftherios Venizelos –quasi- pure, e il Belpaese cosa fa? dichiara guerra, 28/10/40, a chi la pensava –quasi- come lui … dopodiché –perché non c’è limite al peggio- si bofonchiò tanto di “spezzare le reni alla Grecia!!!!” e fu così che nell’Epiro il Regio Esercito prese una paga, come si usa dire, “della madonna” con tutto il rispetto per quella di Tinos …).

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Visita all’isola delle Cicladi non del 14 agosto

Tinos

Ah già, dimenticavo, Tinos, di cui al meeting milanese per spiegare “cos’è e dov’è”. E già che ci sono, rompo ulteriormente le balle domandando: ma, vista la simpatica (dal greco Sympatheia, ancora un po’ e torno sui banchi del liceo classico) “grecità” dell’argomento da spiegare, un’isola delle Cicladi, era poi così folle -e non credo che si sarebbe andati ‘fuori budget’- metter lì un bel bottiglione di Ouzo? Fosse solo, alla vista dell’Ouzo (che poi si pronuncia Uso) per darmi l’opportunità di narrare una vicenda che mi vide coinvolto nella piazza principale di Skiathos.

L’isola di Tinos, le Cicladi, la GreciaForse già un po’ ciucco a causa di precedenti deglutizioni di questa tipicissima non meno che alcolica bevanda bianco-latte, a un certo punto pensai bene di celebrare il brindisi recitando il ben motto dei carabinieri “Uso obbedir tacendo, e tacendo morir…”. Al che, udendo i locali la parola “Uso” pronunciata con tanto sonoro entusiasmo, e procedendo lo scrivente all’offerta di generose razioni, andò a finire che mezza Skiathos si ritrovò ciucca tradita.
Ma rieccomi a Tinos, anzi, ahimè, soltanto, alla presentazione di Tinos a Milano. Laddove i milanesi sono in prevalenza gente ricca assai, e pertanto vanno prevalentemente, pare ovvio,  nei posti per ricchi, nel senso di mondani, da ‘sciur’, e me li vedo pertanto  –quasi- tutti a Mykons, e ci siamo capiti.
Tinos, invece, dev’essere proprio ben altra cosa. E per confermare de visu la mia quasi certezza,  prima o poi un salto dovrò pur farlo (più nel nome della a me cara Serenissima Republica de Venexia, che –con tutto il rispetto- per la madonna). Beninteso (molto) prima, o dopo, il fatidico 14 agosto.

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