Il nostro viaggio ci porta in Mamibia a Sandwich Harbour, circa ottanta chilometri a sud di Swakopmund, nella frequentatissima località balneare della costa Namibiana, resa famosa nel mondo dall’attrice Angelina Jolie che ha scelto un ospedale di questa zona per far nascere la sua primogenita. Sandwich Harbour (detta dai namibiani SH) fa parte del Namib Naukflut Park, uno dei parchi naturali più grandi e variegati del mondo. Il nome di questa località non ha nulla a che vedere con il “sandwich” che noi conosciamo; potrebbe derivare dal termine afrikaner “sandfische” che vuol dire “pesce”; secondo altre teorie deriverebbe invece dal nome di una baleniera inglese, “Sanwich” appunto, che rimase bloccata nel posto per mesi per via delle cattive condizioni del mare, prima di ripartire alla volta dell’oriente.
Un porto (e un tesoro) scomparsi nella sabbia
Dell’importante porto commerciale che Sandwich Harbour era fino alla fine dell’ottocento, oggi non rimane nessuna traccia tanto che, guardando l’immensa e incontaminata distesa di sabbia che lo caratterizza, si fa fatica a credere che lo sia stato veramente. Una leggenda popolare vuole che nel settecento una nave inglese diretta verso l’India, con a bordo un carico d’oro, si sia incagliata nella baia e che il prezioso carico sia andato disperso tra le dune, dove si troverebbe ancora sepolto. Non è comunque una leggenda, per quanto singolare, a rendere magico questo posto, quanto la sua stessa natura, la sua fisionomia e il suo paesaggio.
Sandwich Harbour, bella da vedere, ma con giudizio
Se si viaggia lungo la costa della Namibia una giornata a Sandwich Harbour deve assolutamente essere inclusa. Non si può infatti arrivare da queste parti e perdersi uno spettacolo così bello e unico. Bisogna però tenere presente che visitare questa località non è un’impresa facile e adatta a tutti poiché Sandwich Harbour, come tutto il parco cui appartiene, è una zona protetta; per l’ingresso si deve necessariamente possedere un permesso speciale che viene rilasciato dall’ufficio del Ministero del Turismo di Swakopmund, al costo di cinquanta euro o poco più, a seconda della stagione. E’ indispensabile poi essere muniti di un veicolo 4×4, avere una cartina dettagliata del parco e un’ottima dose di orientamento, oltre che essere consapevoli che non esistono aree di ristoro e che il sole nel deserto a metà giornata e in ogni periodo dell’anno diventa davvero insopportabile. Considerata l’assenza di servizi di qualsiasi tipo, inutile dire che i coraggiosi escursionisti dovranno assicurarsi di avere abbastanza acqua e carburante per coprire un’intera giornata e magari anche un gps per essere in grado di fornire le esatte coordinate del punto in cui ci si trova, per poter essere facilmente localizzati in caso di emergenza. Il divieto di campeggiare tra le dune rende inoltre impossibile spendere a SH più di una giornata ed è anche poco prudente guidare nel deserto dopo il tramonto: sia per la foschia oceanica che nel tardo pomeriggio limita drasticamente la visibilità, sia per il levarsi del vento che talvolta genera vere e proprie tempeste di sabbia.
Paesaggio (di fatto) mutevole. Per i venti e l’oceano
Per raggiungere Sandwich Harbour partendo da Swakopmund si procede verso sud, dove si incontra l’altissima “duna sette” e solo dopo averla scalata a piedi nudi si può proseguire in direzione di Walvys Bay, la città portuale attualmente più importante del paese e ricca di saline. Dalla laguna di Walvys Bay, una lingua di terra che forma un frangi onde naturale, riparando la città dalle acque dell’oceano, si prosegue lungo un sentiero di sabbia che conduce alle saline e da qui si inizia a guidare praticamente sulla spiaggia, tra foche, pellicani e aironi. Inoltrandosi nel sentiero, i segni di vita della città cominciano lentamente ad allontanarsi, e l’orizzonte inizia a popolarsi di altissime colline di sabbia dorata, stagliate contro l’azzurro intenso del cielo. A questo punto, anche la più dettagliata delle cartine si rivelerà ben poco utile; per orientarsi sarà necessario fare ricorso alla propria esperienza di giovani marmotte: una bussola e il movimento del sole. Nessun ufficio turistico è del resto in grado di fornire una mappa con un itinerario preciso da seguire, semplicemente perché le dune, a causa del vento e delle onde, sono così mutevoli da cambiare ogni giorno la forma e l’accessibilità del percorso. E’ probabilmente a causa dell’instabilità del territorio che all’inizio del ventesimo secolo gli esploratori europei decisero di abbandonare questo porto, per dirigersi verso le rocciose coste meridionali del paese, di certo più adatte ad ospitare uno scalo economico, e verso Walvys Bay.
Una laguna molto affollata
La zona dove un tempo sorgeva il porto, che si raggiunge attraversando le cosiddette dune giganti, consiste di due sezioni principali: la parte nord, ovvero la laguna, lunga solo cinque chilometri, e la parte sud, cioè la parte sabbiosa, lunga venti chilometri e protetta dalle acque dell’oceano da una barriera di dune. Secondo gli ornitologi del Ministero per l’ambiente, la laguna è la parte con la più alta concentrazione di uccelli dell’intera costa atlantica dell’Africa. Nel 2001 il loro numero è stato infatti stimato a 320.000, cifra che comprende almeno dieci specie diverse e che in genere aumenta significativamente nei mesi estivi a causa delle migrazioni di uccelli provenienti dalla zona antartica. La laguna sarebbe però in progressivo restringimento e destinata a scomparire lasciando spazio alla sabbia. Paragonando le più recenti cartine della zona con quelle disegnate negli anni settanta, si nota infatti che a quell’epoca la laguna era lunga almeno tre volte di più, rispetto ad oggi. Se le previsioni fossero esatte e il restringimento procedesse tanto velocemente da comportare la totale scomparsa della laguna nel giro di qualche decennio, gli uccelli che la popolano sarebbero costretti ad emigrare altrove e probabilmente si riverserebbero tutti nel Pelican Point di Walvys Bay, provocando non pochi problemi agli abitanti della cittadina, già abituati alla convivenza non del tutto piacevole con i pellicani.
Per un’escursione sicura di Sandwich Harbour è quindi indispensabile avere una certa familiarità con questo luogo e con il suo clima, così da capire la direzione del vento e i movimenti delle dune, orientandosi di conseguenza e scegliendo la strada più sicura. Farsi accompagnare da una persona del posto potrebbe quindi essere la soluzione migliore, che nulla toglierebbe all’orgoglio di ogni viaggiatore indipendente. Il vantaggio di andare con una guida è anche quello di poter usufruire di particolari veicoli 4X4 adatti a muoversi tra la sabbia, riducendo così il rischio di impantanarsi e dando la possibilità di poter scalare anche le dune più ripide, dalla cui sommità la vista sull’immenso deserto e sull’oceano è a dir poco incantevole.
Frutti di mare all’ombra delle Welwischie
Oltre agli uccelli, SH è anche ambiente naturale per moltissimi pesci, delfini, balene e foche, facilmente visibili durante l’escursione. Il litorale sabbioso è inoltre terreno fertile per la nascita di deliziosi frutti di mare da gustare direttamente sul posto, ovvero dalle onde al palato, durante una rapida pausa pranzo seduti sulla sabbia e tra le secolari piante di “welwischia”, le uniche capaci di attecchire tra la sabbia del deserto. Una volta finita l’escursione e tornati sull’asfalto, sarà difficile dimenticare il sapore di questo selvaggio spuntino, così come non sarà semplice togliersi di dosso la brezza pungente dell’Atlantico e la sensazione del vento che graffia gentilmente la faccia, mentre si ammira l’orizzonte dall’alto di una duna.