Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Cuba “la più bella terra che occhi umani videro”

Cuba

Composita gita nella più grande isola caraibica. Cuba da più di mezzo secolo è protagonista della storia e oggi di gran moda per la pace con gli americani e la prossima visita del Papa. Cuba un’isola votata alla musica

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L’allegria di Cuba

A gran parte dei miei esegeti è ben nota la mia aficiòn per la Spagna. Bella forza: a sud dei Pirenei – oltre a cultura, storia e bei monumenti peraltro presenti anche nel Belpaese – vige il detto gozar de la vida godersela. E a me piace tanto questo invito a farsela bene, questo oraziano Carpe Diem, che, invece, mi sembra sempre meno esclamato e praticato dai miei connazionali belpaesani (forse troppo occupati nel seguire le attuali campagne acquisti, quella dei footballeurs trattati dalla loro squadra del cuore, e quella dei deputati, di cui alle cronache politiche e giudiziarie).
Dichiaratomi spanish minded (appassionato a vita e vicende di Spagna) ecco spiegata la mia passionaccia per la Hispanoamerica, laddove si parla spagnolo/castellano per il semplice fatto che i Reyes Catolicos diedero retta (e soldi) al non poi tanto visionario genovese Cristoforo Colombo (che se avesse chiesto le palanche a quegli sciuponi dei suoi concittadini saremmo ancora qui a chiederci cosa c’è oltre le Colonne d’Ercole).

Cuba ultimo lembo dell’impero spagnolo di Carlo V

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Una cartina di Cuba

E quanto alla Hispanoamerica se a uno spagnolo capitasse di dover ricordare con pasiòn e nostalgia un Paese dall’altra parte del Charco (pozzanghera, familiarmente l’oceano Atlantico) quasi sempre pensa a Cuba. Anzi, per dirla poco elegantemente, agli spagnoli quest’isola caraibica dalla strana forma di caimano sta ancora sul gozzo. E si capisce: per i profondi legami culturali (e il sudore di chi vi emigrò, in primis i gallegos) nonostante sia passato più di un secolo, quasi quasi gli spagnoli non riescono ancora a digerire la perdita di Cuba – ultimo  lembo di quell’impero di Carlo V su cui (e vai con la frasetta imparata alle medie nell’ora di storia) non tramontava mai il sole  -. La colpa? Della storia, e mi riferisco alla guerra combattuta (1898) e malamente persa contro gli States (o per meglio dire la U.S. Navy). Una vicenda che chiuse un secolo drammaticamente negativo per la Spagna.

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Cuba un’isola votata alla musica

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Cuba, un’isola votata alla musica

A ‘sto punto, fosse solo perché spagnolo di complemento, anch’io ho sempre avuto un debole per Cuba, anche perché – per il piacere delle mie orecchie di stonato musicomane – in quell’isola vocata alla musica oltre alla Habanera (vedi la Carmen di Bizet) trovarono ispirazione motivi a me cari. Mi riferisco, alla Paloma (che secondo leggenda porterebbe sfiga perché richiesta – ultimo desiderio del condannato – e suonata prima della fucilazione di Massimiliano d’Asburgo nella messicana Queretaro). Me encanta, poi, Siboney del grande Errnesto Lecuona (il “Chopin cubano”). E vado matto (anche se quel piacione del Julio Iglesias la sussurra oltremisura alle sue raggrinzite ammiratrici) per Guantanamera, nata come serenata a tempo di bolero (la più esaltante delle danze caraibiche) dedicata alla bella guajira/contadina di Guantanamo. E ci aggiungerei, infine, ancorché non cubana doc (l’autore, Luis Maria Aguilera, è – pure! – argentino) la più recente, forse un filino  troppo lacrimevole Cuando salì de Cuba. Questa la mia aficiòn musicale a Cuba.

Viaggio di 1400 chilometri dall’Avana a Baracoa

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Baracoa, il primo sbarco di Colombo a Cuba

A ‘sto punto delle mie confessioni sui miei rapporti con quella che Colombo definì (28 ottobre 1492) “la più bella terra che occhi umani videro”, il lettore avrà facilmente afferrato che, nonostante fossi già stato a Cuba, se ben ricordo, almeno 4 volte, non sono proprio riuscito a dire No a Hilda Prieto Menendez – diosa ex machina del Instituto Internacional de Periodismo Josè Martì – invitantemi a partecipare (anzi, a ritornare, trattandosi di una seconda volta) a un Seminario Internacional de Periodismo y Turismo previsto a fine giugno alla Avana.
Ma c’è di più: oltre al soggiorno alla Avana (con ricos espaguetis – anche se non di marca Fidel, trovati all’Esselunga nel precedente viaggio – da me ammanniti a 60 partecipanti al citato Seminario) e a una successiva scampagnata finale a Varadero (la Rimini di Cuba), mi sono regalato una bella gita hippy style, una settimana su bus di linea e dormendo in quelle casa particulares, camere in affitto, che stanno riscuotendo successo anche nel Belpaese (e ce credo: un bancario di Leeds o un meccanico di Copenhagen in visita all’Expo mica possono fare un mutuo per una notte bed and breakfast in un 3* della periferia milanese).
Ho compiuto un viaggio di 1400 km a Trinidad, Camaguey, Bayamo, Santiago, fino alla da me a lungo sognata Baracoa (lì Colombo mise piede per la prima volta a Cuba), impresa che narrerò (fornendo, forse, utili dati e info) nelle prossime puntate con la esperanza che possa piacere al lettore. E costituire una guida, o quasi, a chi farà un salto a Cuba, ormai così di moda dopo la Pax Fidel/Obama (chi l’avrebbe mai detto! un’ambasciata Usa sul Malecòn dell’Avana, manca solo un flirt tra Renzi e la Pascale) e in attesa della visita del Papa. Què dios reparta suerte!

Leggi le altre puntate:
2. Gente di Cuba: povera, ma allegra e sorridente
3. Trinidad la città museo nell’isola di Cuba
4. Gita cubana in bus Trinidad Camaguey
5. Cuba, gita in bus da l’Avana a Baracoa

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