Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Assam, l’India che sa di Asia

Certo, anche l’India è Asia! Ma gli stati a oriente del Bangladesh, che con l’Assam si insinuano a ridosso dei confini di Cina e Myanmar, hanno qualcosa di diverso e di speciale. Caratteristiche etniche, tradizioni di vita, legami forti con il territorio. La natura è splendida, il tè che vi si coltiva è il migliore del mondo e la fauna dei grandi Parchi uno spettacolo da non perdere

Assam Da un villaggio all'altro
Da un villaggio all’altro

La “curiosità” geo-politica dell’India orientale appare subito evidente dando uno sguardo alla carta geografica. L’estremo nord del Bengala Occidentale e l’estremo est del Bihar, importanti stati dell’immenso territorio indiano, si restringono considerevolmente, infilandosi in uno stretto passaggio (puro capriccio di confini!) prima di sfociare nell’Assam e allargarsi nella grande piana dominata dal Brahmaputra. A nord, con le vette himalayane e pre-himalayane, incombono gli stati del Nepal, del territorio autonomo del Sikkim, del Buhtan. A sud, il Bangladesh. L’India, a oriente, si allarga poi come una grande “mano” articolata a confinare con la Cina, il Myanmar, avvolgendo ancora una volta il Bangladesh musulmano. Non sembri oziosa questa descrizione del territorio, perché proprio gli arzigogolati confini fra stato e stato sono la risultanza di una particolare situazione politica, etnica ed economica (presenza del petrolio) che per anni ha caratterizzato e condizionato l’atteggiamento del governo di Delhi nei confronti delle popolazioni locali e, per logica conseguenza, anche quello che rifletteva i rapporti con gli stati esteri confinanti. Unitamente all’Assam, il più importante degli stati orientali, c’è poi una “corona” di altri stati indiani (Arunachal Pradesh, Nagaland, Manipur, Mizoram, Tripura e Meghalaya) che solo da pochi anni sono stati aperti al turismo. La capitale dell’Assam è Dispur, un quartiere “amministrativo” della più grande Guwahati (o Gauhati) di fatto la più importante città dei territori situati ad oriente.

Fondata dal re demone Narakasura

Assam Ragazza di etnia Kachari
Ragazza di etnia Kachari

Guwahati si sviluppa lungo la riva meridionale del Brahmaputra, pur avendo, al di là del grande fiume, un altro centro abitato chiamato North Guwahati. Curiosa è l’origine del nome della capitale di fatto dell’Assam. Le due parole che lo compongono (Guwa “noce di betel” e Hatt “mercato”) testimoniano che il luogo, situato fra colline e vallate, fungeva da centro di raccolta e vendita di questo prodotto e di moltissimi altri che la fertile terra della zona offriva. Per inciso, è noto che in quest’area, come nell’intero sud est asiatico, le foglie di betel, unite alle noci di areca, vengono abitualmente masticate, determinando alla lunga assuefazione in chi le usa. Un altro “nome” di Guwahati è quello di Pragiyotishpura (luce dell’est) antico centro di culto tantrico. Per quanto si riferisce infine al re demone Narakasura, lo stesso viene indicato come edificatore della città, che diventa così anche luogo “magico”. Di fatto questa parte di Assam è quella che ha accolto e amalgamato, da tempi assai lontani, diverse razze. Qui sono convenute dall’est popolazioni mongole che hanno incontrato gli indo-ariani dell’ovest, popoli che a loro volta si sono mescolati con i dravidici dell’emisfero australe. Sotto il profilo antropologico, quindi, le facce che si vedono nella regione sono la risultanza di tali profondi miscugli etnici. Guwahati, città viva, sul milione di abitanti, possiede alcuni bei templi, meritevoli di essere visitati. Il più noto è il Kamalhy Temple, sulla cima della collina Nilachal, che attira vere folle di pellegrini specie in occasione dell’Ambubashi, festa religiosa che coincide con il culmine della stagione monsonica, in giugno. Altro tempio notevole è il Bhuwaneshwari, anch’esso in posizione elevata rispetto al fiume. Ve ne sono poi altri che presentano differenti motivi d’attrazione: il Navagraha, prossimo al centro storico, è anche luogo di studio per l’astrologia e l’astronomia, tant’è vero che l’edificio è stato “dedicato” ai nove pianeti. Quello che comunque colpisce maggiormente la fantasia dei visitatori è il tempio di Umanando, dedicato a Shiva e situato su una piccola isola del Brahmaputra: Peacock Island. E’ meta di visite devote ma anche occasione per piacevoli gite in battello sul grande corso d’acqua. Nel centro storico di Guwahati, Ambari, si trova il Museo di Stato dell’Assam e interessanti sono anche i Giardini Botanici e l’Erbario. Per mezzo di un ferry o attraverso il ponte Saraighat, si arriva a North Guwahati. Cosa vedere, in questa quieta e storica cittadina? Altri graziosi templi ma soprattutto, in prossimità di quello di Ashwakranta, l’impronta del piede di Krishna, scolpita su una roccia a bordo fiume e oggetto di profonda venerazione da parte dei locali. Al ritorno in città, un giro fra i mercati alla ricerca di stoffe, oggetti in metallo e bambù; nel Paltan Bazar e anche altrove c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Thengal Mansion, Assam regno del tè

Raccolta del tè
Raccolta del tè

Verso est , sempre più a oriente, lungo l’imponente vena liquida del Brahmaputra. Più che un fiume, è un universo acquatico. Arriva dai remoti altopiani del Tibet e per un lunghissimo tratto del suo percorso è il fiume più “alto” della Terra, dato che scorre, da ovest verso est, sui quattromila metri d’altitudine. Poi comincia a scendere, compiendo un vorticoso giro su se stesso, puntando verso sud ovest, e in territorio cinese si infila in un profondissimo canyon. Quando entra nell’Assam, non gli par vero di potersi espandere a dismisura nella fertile e vasta conca naturale che, divenuta in seguito grande pianura, accoglierà altre acque di grandi fiumi; il Gange su tutti. E’ in questo contesto paesaggistico e climatico più che favorevole, da media alta valle, che si trova uno dei due “beni” fondamentali (l’altro è il petrolio) dell’Assam: le immense, gradevoli alla vista e verdissime piantagioni di tè. Quello dell’Assam è il tè nero, sostanzialmente differente da quello verde della Cina. Sono piantagioni molto vaste, di centinaia di acri, a ricoprire colline e vallate. E’ un panorama di una dolcezza unica, quello che si incontra per chilometri e chilometri, punteggiato da distese d’alberi che filtrano i raggi del sole, favorendo zone d’ombra e di luce, completate dalle masse brunite dei cespugli di tè. Il verde diffuso, dicono i locali, è un vero sollievo fisico per la vista; la quiete e l’aria pura che si respira all’interno delle piantagioni, un vero balsamo per lo spirito. I colori contrastanti sono dati dagli abiti multicolori delle raccoglitrici, che non di rado accompagnano con canti la varie fasi del lavoro di raccolta delle preziose foglioline.

Una delle camere da letto di Thengal Mansion
Una delle camere da letto di Thengal Mansion

Ogni “giardino-del-tè” dell’Assam vanta una propria storia, fatta di lavoro duro e di personaggi leggendari, quali ad esempio Maniram Dutta Barua, un nobile assamese che insieme ad alcuni britannici diede inizio alla coltivazione su larga scala del tè, agli inizi del diciannovesimo secolo. Fra i molti bungalows e preziosi edifici costruiti nelle piantagioni, quale centro di organizzazione e raccolta del tè, spicca la Thengal Mansion di Jorhat, nell’Assam superiore. Appartenuta alla famiglia Barooahs, questa magnifica villa, dotata di stanze e locali illuminati da ampie vetrate e immersa in un vero paradiso di piante e fiori, è da tempo uno degli hotel più esclusivi della zona di Jorhat. La “Assam Company”, fondata nel 1839, è oggi la prima compagnia mondiale per la produzione e la commercializzazione del tè. E tutti, nell’Assam, non hanno dubbi su quale sia, nel mondo, il tè qualitativamente migliore.

Parchi e aree protette

Rinoceronte del Kaziranga
Rinoceronte del Kaziranga

Uno dei problemi più sentiti dalle autorità indiane, nella tutela del patrimonio forestale nazionale e nella salvaguardia delle varie specie animali, è quello dell’antropizzazione sempre più incalzante delle molte zone create a protezione della fauna locale: parchi nazionali come aree specifiche, dette “santuari”. Non è difficile capirne le ragioni. Secondo una stima recente, nel 2010 la popolazione totale dell’India assommava a 1 miliardo e 174 milioni di individui; la Cina, il paese più popolato, nello stesso anno è arrivata a 1 miliardo e 330 milioni di persone. Gli esperti ipotizzano addirittura che nel 2037 l’India arrivi a superare il colosso cinese. Un tempo gli animali erano diffusi un po’ ovunque. Aree urbanizzate, deforestazione, bracconaggio e altri fenomeni negativi, hanno ridotto sempre più gli habitat originari e gli stessi rischi, in parte, li corrono anche i parchi, per via in questo caso degli insediamenti umani e delle colture introdotte in zone prima libere. Negli ultimi anni i grandi parchi dell’Assam (Kaziranga, Manas, Dibru-Saikhowa, Nameri e Rajiv Gandhi) sono stati ingranditi, specie in funzione delle necessità correlate alla fauna che ospitano. La grande attenzione per la salvaguardia della flora, della fauna stanziale o di passo da parte delle autorità, è dimostrata anche dalla creazione di ben 17 “Wildlife Sanctuaries”, o zone protette, disseminate nell’intero stato orientale.

Il parco di Kaziranga, nell’Assam, una star indiscussa
Rangers del Parco Kaziranga

Rangers del Parco Kaziranga

Il nome del Parco non ha un’etimologia certa, ma esistono diverse interpretazioni e numerose leggende, in proposito. Una di queste racconta dell’amore tra una fanciulla chiamata Ranga e un giovane del distretto di Karbi Anglong, il cui nome era Kazi. Poiché le famiglie contrastavano questa unione, i ragazzi scomparvero nella foresta, senza più fare ritorno alle loro case. Dai loro nomi, ecco quello del parco. Che si presenta, va detto subito, di una bellezza entusiasmante. C’è di tutto: foreste impenetrabili, laghi, zone paludose con i celebri canneti del Brahmaputra, stagni poco profondi. La varietà di piante e fiori è enorme, così come sono lussureggianti i pianori coperti di verdi praterie. Le acque del grande fiume talvolta esondano, mettendo in pericolo gli animali. Ma quando si ritirano, la vita riesplode con prepotenza. Il Parco Nazionale Kaziranga si trova a 233 chilometri da Guwahati e la città più vicina al parco e Bokakhat. Con una superficie di 859 chilometri quadrati, si estende tra le colline di Mikir e la riva sud del Brahmaputra. Se la tigre è la regina del parco, il rinoceronte indiano ne è l’indiscusso re. Ha corso i suoi rischi, questo splendido colosso, per via di una caccia indiscriminata. Grazie al parco, il numero di animali è oggi aumentato e si è addirittura abituato alla presenza umana, alle jeep dei rangers. Fra i molti altri animali presenti, spiccano per la loro imponenza gli elefanti asiatici, i bufali selvatici; vi sono poi orsi, leopardi, gatti selvatici, cervi di palude, cinghiali, maiali selvatici, uccelli acquatici, cicogne dal collo nero, aquile a coda circolare, pellicani, marabù, aironi. Numerose sono anche le specie di rettili e nelle zone acquitrinose troviamo gaviali, coccodrilli. Costituito nel 1926, il Kaziranga è oggi una splendida realtà che offre ai visitatori l’opportunità unica di una vera e propria “immersione” in un ambiente naturale protetto e abitato da una infinita varietà di specie animali. Il periodo migliore per visitarlo è compreso tra novembre e aprile.

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