Il museo del Novecento, finalmente. Rumors e anni di attesa hanno preceduto la ristrutturazione degli spazi dell’Arengario, in piazza Duomo, per dare una sede alla collezione civica d’arte contemporanea. Dal 6 dicembre il museo è ufficialmente aperto: la giornata inaugurale sarà una festa, dalle quattro del pomeriggio sino a mezzanotte, ma l’Arengario si potrà visitare gratis ancora per tre mesi, fino al 28 febbraio 2011. Una superficie totale di 8200 metri quadri, di cui 4 mila destinati agli ambienti espositivi permettono ai milanesi di ammirare un corpus di quattrocento fra dipinti, sculture e installazioni. Alcune opere sono state presentate in più occasioni, nel corso di mostre temporanee; molte sono note e portano la firma di autori legati a doppio filo con la storia della città. Oggi però la raccolta trova una sistemazione definitiva, in una posizione strategica, in pieno centro, con una galleria comunicante con palazzo Reale.
Agli esordi, il Quarto Stato
Il museo si snoda su tre piani e un sotterraneo; l’esposizione, a cura del gruppo Rota, si sviluppa a partire da una rampa elicoidale che apre con il Quarto Stato, di Pellizza da Volpedo, del 1902. E’ un buon inizio se si ricorda che l’opera venne acquistata per pubblica sottoscrizione dal comune di Milano, nel 1920. La rassegna continua con un buon numero di opere del Futurismo: tra gli altri, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà. La storia dell’arte italiana del Novecento viene ricostruita fino al 1968, attraversando arte monumentale, astratto e informale, in una passerella di grandi nomi. Di alcuni artisti la collezione ha in custodia più opere e ha potuto realizzare delle monografie: dopo Boccioni, le sale dedicate sono per Giorgio Morandi, Arturo Martini, Giorgio De Chirico, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Piero Manzoni e Marino Marini. Il criterio d’esposizione è cronologico ma l’allestimento su più piani, gli ambienti, a volte piccoli, a volte estesi rendono l’itinerario di visita un po’ complicato.
Da piazza Duomo, Lucio Fontana
Un labirinto, del resto, riserva sempre qualche sorpresa. I piani più alti godono di luminose vetrate con vista su piazza Duomo e il salone della torre dell’Arengario custodisce un “gioiello” di Lucio Fontana. Lo spazio è stato pensato per il soffitto progettato dall’artista nel ’56 per l’hotel di Golfo di Procchio, all’isola d’Elba, insieme alla Struttura al Neon e i Concetti spaziali. I passanti che dalla piazza volgeranno lo sguardo verso l’alto potranno vedere anche dall’esterno parte della sala. Le ultime sale prevedono, tra gli altri, opere di Janis Kounellis, Bepi Romagnoni, Alik Cavaliere, Enrco Baj, Mimmo Rotella, sino a Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio. Le opere esposte al museo non esauriscono la raccolta civica; per l’Arengario è stata annunciata una selezione dei lavori di maggior rilievo. Al piano terra, uno spazio mostre sarà di volta in volta dedicato a parte delle opere non visibili nell’esposizione permanente. (03/12/10)
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