Giovedì 26 Dicembre 2024 - Anno XXII

La Galizia dei monti

Galizia Parador

La Galizia ha città importanti, senza dubbio, ma anche e soprattutto piccoli centri tra fiumi e rilievi, ciascuno con la propria “storia” e le personali, antichissime, tradizioni di vita

Galizia Ancares foto di David Perez
Ancares foto di David Perez

Galizia, vette che superano anche i 1500 metri, fiumi navigabili, canyon, mandrie di cavalli allo stato (semi)brado che pascolano sulle montagne e in primavera, nel corso della rapa das bestas, vengono radunati e condotti ai curros, recinti di pietra dove sono marchiati e tosati, alcuni venduti, gli altri rilasciati in libertà per un altro anno. Piccoli poderi coltivati secondo metodi tradizionali, l’entroterra della regione più boscosa della Spagna è un altro mondo rispetto alla costa. Un mondo accidentato, con rilievi, ampie vallate e catene montuose più elevate come quelle di Os Ancares e O Courel, nella provincia di Lugo, che chiudono l’estremità occidentale della Cordigliera Cantabrica e i massicci di Manzaneda e Pena Trevinca nella provincia di Ourense. Negli oltre centomila ettari della Riserva Nazionale Os Ancares, uno degli ambienti meglio conservati della regione, che vanta sei parchi naturali, vive una fauna interessante che comprende il gallo cedrone, il lupo e il capriolo.

Una storia antica di pietre e di legno
Galizia Horreos di Carnota
Horreos di Carnota

Oltre alla natura meritano attenzione anche gli aspetti antropologici e le tradizionali costruzioni preistoriche come quelle di Vilarello de Donis e Piomedo, che conserva il più importante nucleo di pallozas, costruzioni pre-romane a forma di castro, usate come abitazioni, stalle o magazzini a base ovale, in paglia, legno e pietra. Già, il legno – che alimenta una delle più importanti industrie regionali oltre a quella, collegata, delle costruzioni navali – e la pietra, sono i materiali usati da millenni in Galizia, non solo nell’entroterra. Villaggi in granito dai tetti di ardesia, tradizionali dimore nobiliari in pietra (pazos), caratteristici granai (horreos) costruiti su palafitte di ardesia disseminati ovunque, le cui dimensioni, che superano anche i trenta metri, indicavano l’importanza dell’abitazione che rifornivano (uno dei più imponenti è quello di Carnota, poco a nord di Muros).
E poi croci in pietra (cruceiros), semplici o molto elaborate, sistemate a partire dal XIII secolo ai crocevia ma anche negli atri delle chiese o in luoghi di venerazione, per rendere grazia o commemorare un evento funesto. Ma già molto tempo prima era la pietra a farla da padrone in questa regione, come testimoniano i numerosi dolmen, menhir e monumenti megalitici e gli oltre cinquemila castros, insediamenti celtici fortificati composti da complesse costruzioni circolari che si svilupparono soprattutto nell’età del ferro, diffondendosi fino all’arrivo dei Romani. Tra i meglio conservati (oltre a quelli di Borneiro, su una penisoletta presso A Coruña, e di Viladonga nella provincia di Lugo) il castro sulle pendici del monte di Santa Tegra, presso A Guarda alla foce del Miño, fondato verso il VI secolo a.C.

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Città sul Miño, il fiume dei fiumi
Galizia Lugo mura romane
Lugo mura romane

Capitale della Gallæcia sotto la dominazione romana – che tante tracce ha lasciato in tutta la regione – Lugo conserva di quell’epoca il ponte, le terme ma soprattutto il migliore esempio di mura romane in Spagna dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Sono ben duemila e duecento metri di fortificazioni che cingono la città, interrotte da dieci porte, risalenti ai primi secoli dopo Cristo ma rimaneggiate nel Medioevo: scenografica la passeggiata lungo il camminamento delle mura. A quasi 500 metri di altitudine sulla sponda sinistra del Miño, Lugo è una città vivace che ha salvaguardato il nucleo antico intorno alla bella cattedrale di origine romanica (la facciata è neoclassica) che si affaccia su piazza Mayor, le chiese di Santo Domingo, del XII secolo, di San Juan de Dios e di San Francisco presso la quale è allestito il Museo Provincial. In una fertile vallata dell’entroterra a nord-est di Lugo, Mondoñedo merita di essere vista: antica capitale della regione che nella piazza principale, dominata dalla suggestiva cattedrale romanica, custodisce dimore nobiliari con stemmi araldici scolpiti sulle facciate, oltre al Museo Diocesano con pale d’altare e opere di El Greco e Zurbaràn.

Ourense delle terme e Tuy iberica
Galizia Ourense Il Ponte romano
Ourense Il Ponte romano

Anche Ourense conserva un ponte di origine romana a sette campate sul Miño, ricostruito nel XIII secolo, che permetteva ai pellegrini lungo il cammino di Santiago di attraversare il fiume. Ricordo dell’età romana quando la località era frequentata per le sue sorgenti termali le cui acque sgorgano tuttora dalle tre fontane cittadine di As Burgas. Accanto alla moderna città commerciale, il centro storico si sviluppa intorno alla cattedrale, che risale al XII-XIII secolo ma venne più volte rimaneggiata, con l’esuberante capilla del Santissimo Cristo, esempio del miglior barocco galiziano, e il bel Portale del Paradiso, all’estremo ovest, che ricorda il Portale della Gloria della cattedrale di Santiago de Compostela. Interessante il Museo Archeologico e di Belle Arti nel vecchio palazzo episcopale che si affaccia sulla piazza Mayor, sulla preistoria, l’archeologia romana e che comprende una sezione di dipinti e sculture. Affacciata sul Miño in bella posizione, quasi di fronte alla portoghese Valença, sorge Tuy, un centinaio di chilometri a sud-ovest di Ourense. La cittadina di origine iberica conosciuta fin dall’epoca romana conserva uno dei centri storici più antichi della Galizia, con strette vie lastricate fiancheggiate da antiche dimore nobiliari e alcune notevoli chiese come San Telmo, Santo Domingo e San Bartolomé, la cui costruzione è anteriore al Mille. Ma a imporsi è soprattutto la cattedrale, eretta nei secoli XII-XIII (belli il portale e il chiostro), che domina il colle della cittadina come una fortezza.

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Monasteri di Galizia
Galizia Monastero de San Estevo de Ribas de Sil
Monastero de San Estevo de Ribas de Sil

Se in tutto l’entroterra galiziano i monasteri non si contano, una zona di grande concentrazione di luoghi sacri è il territorio di Ourense e, in particolare, la Ribeira Sacra, che deve il nome alla quantità di monasteri costruiti tra il VI e il XII secolo sulle rive del fiume Sil, affluente del rio Miño, il principale fiume della regione dei mille fiumi. Sono molti i monasteri nelle vicinanze di Ourense: da Santa Cristina de Ribas de Sil a San Pedro de Rocas, da Xunqueira de Espadanedo a Santa Maria de Montederramo, da Celanova a Oseira non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ma se scegliere si deve, va senza dubbio privilegiata, a una sessantina di chilometri da Ourense, l’escursione al Monasterio de San Estevo de Ribas de Sil (con splendidi chiostri cinquecenteschi), in magnifica posizione a dominio del canyon del Sil, il più spettacolare della Galizia.

Le Juderias, antichi quartieri ebraici
Galizia Rabavia Quartiere ebraico
Rabavia Quartiere ebraico

Se aljama venivano chiamati (con il termine arabo) i quartieri abitati dagli ebrei, ben differenziati dagli altri e a volte recintati, sia nel territorio islamico sia nelle città cristiane della Spagna (in particolare in Andalusia, Castiglia e Aragona), nelle regioni ispaniche settentrionali che avevano avuto un contatto marginale con i musulmani si chiamavano juderias (giudecche/quartieri ebraici). Il loro cuore era la sinagoga, luogo di riunione e di preghiera, di istruzione e di studio ma anche simbolo della legge e centro della comunità. Se una juderìa raggiungeva una certa estensione si divideva in quartieri, ognuno dei quali era presieduto dal proprio tempio e sottoposto alla sinagoga principale. La maggiore concentrazione di ebrei in Galizia si ebbe nel territorio di Ourense e delle numerose giudecche galiziane, tra le quali solo sette sono sopravvissute, la più estesa è quella di Ribadavia (a ovest di Ourense). Si tratta di una juderia tra le meglio conservate di tutta la Spagna, con strade strette e chiese romaniche. Dell’antico quartiere ebraico di quella che nel Medioevo era una città ricca e importante, che prosperava grazie al commercio del vino, angoli quasi intatti sono la praza da Madalena, a portici, dove si trovavano la macelleria ebraica, il forno nel quale si preparava il pane azzimo, il bagno rituale, la scuola talmudica e la sinagoga in uso nei secoli XII-XIII.Oggi la cittadina è impegnata a recuperare il proprio passato ebraico, ripetendo ricette tradizionali realizzate anche con ingredienti importati da Israele e con celebrazioni quali la Fiesta da Istoria, nell’ultimo fine settimana di agosto, durante la quale Ribadavia vive come nel Medioevo: gli abitanti indossano costumi dell’epoca appositamente confezionati, si organizzano giochi, balli, tornei e gare gastronomiche, e la Boda Judia (matrimonio ebraico) celebrata da un rabbino secondo la tradizione.Uno dei paesi con la maggiore concentrazione di popolazione ebraica fu, a nord-est di Ourense, Momforte de Lemos, che conserva tracce dell’antica juderìa nella parte alta del paese, sul pendio del colle di San Vicente, nell’odierna praza da España che, nella porzione chiamata un tempo Rua dos Herreros, faceva parte della zona bassa del quartiere ebraico, nella rua Falagueira dov’era la sinagoga oggi in rovina, nella rua Vella, nella praza da Pescaderìas. Il cinquecentesco monastero di San Vicente testimonia l’epoca di massima espansione commerciale della città, che era in mano alla comunità ebraica. Queste, in Galizia, alcune delle tracce degli ebrei sefarditi (dall’ebraico Sefarad, che significa Spagna), che dopo l’espulsione del 1492 si stabilirono principalmente nella penisola balcanica, in Italia, Olanda, Turchia, Nord Africa; persone che parlano spesso l’antico spagnolo (che chiamano “ladino”) e seguono il rito liturgico sefardita.

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